Tra un furto d'auto e l'altro, resta impresso davvero poco in un film piuttosto pallido e senza vere idee.
L'idea di riproporre il personaggio cult di Jesus
Quintana, anche a oltre 20 anni di distanza e completamente fuori dal
contesto de Il Grande Lebowski poteva
anche essere un'idea spendibile. Il fatto però che John Turturro abbia
pensato di farlo con quello che sostanzialmente è un remake già di
partenza (prima ancora di vedere il film) faceva storcere il naso.
Purtroppo la visione del film conferma queste perplessità.
Chi si aspetta qualcosa di bizzarro sul filo del demenziale resterà per forza di cose deluso, il film è una piatta commediola sull'inserimento (o presunto tale) di Jesus Quintana dopo il periodo di detenzione, in una girandola di auto rubate e scene scollate, senza un vero e proprio filo di continuità, con una rappresentazione posticcia dell'atto sessuale che sembra piuttosto fuori dal tempo.
Oltre a non avere profondità (né di trama né di dialoghi, il che porta anche a una pesante assenza di ironia), il film ha proprio il problema di sembrare un prodotto scritto negli anni '70 inserito a forza senza alcun aggiornamento nel panorama attuale. Col risultato che finisce per annoiare.
Sprecato il cast, anche perché nessun personaggio è realmente caratterizzato. Bobby Cannavale così si fa ricordare più per espressioni alla Luigi Di Maio, Audrey Tatou prova a cambiare registro rispetto alle sue tipiche interpretazioni ma annaspa, Christopher Walken si vede giusto per due minuti e persino la grande Susan Sarandon non può cambiare il registro (e sembra più lei a dare un carattere vero al proprio personaggio più che la sceneggiatura).
Da salvare una discreta regia dello stesso Turturro che riesce a non far precipitare la pellicola, che però senza piuttosto dimenticabile.
Chi si aspetta qualcosa di bizzarro sul filo del demenziale resterà per forza di cose deluso, il film è una piatta commediola sull'inserimento (o presunto tale) di Jesus Quintana dopo il periodo di detenzione, in una girandola di auto rubate e scene scollate, senza un vero e proprio filo di continuità, con una rappresentazione posticcia dell'atto sessuale che sembra piuttosto fuori dal tempo.
Oltre a non avere profondità (né di trama né di dialoghi, il che porta anche a una pesante assenza di ironia), il film ha proprio il problema di sembrare un prodotto scritto negli anni '70 inserito a forza senza alcun aggiornamento nel panorama attuale. Col risultato che finisce per annoiare.
Sprecato il cast, anche perché nessun personaggio è realmente caratterizzato. Bobby Cannavale così si fa ricordare più per espressioni alla Luigi Di Maio, Audrey Tatou prova a cambiare registro rispetto alle sue tipiche interpretazioni ma annaspa, Christopher Walken si vede giusto per due minuti e persino la grande Susan Sarandon non può cambiare il registro (e sembra più lei a dare un carattere vero al proprio personaggio più che la sceneggiatura).
Da salvare una discreta regia dello stesso Turturro che riesce a non far precipitare la pellicola, che però senza piuttosto dimenticabile.
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