Una seconda parte pessima mostra i pesanti
difetti di sceneggiatura e finisce per sprecare una coppia Rogen-Theron
che sembrava funzionare. Film davvero troppo poco coraggioso e che
finisce per arenarsi malamente.
Questo è quanto succede con "Long Shot" (il titolo originale è ben più coerente dell'insulso titolo italiano), un film che inizia in un modo magari imperfetto ma comunque gradevole per poi arenarsi completamente nella seconda parte, in sostanza dalla scena a Manila in poi, mostrando mancanza di coraggio e una scrittura misera.
Neanche la prima parte era del tutto perfetta a ben vedere, considerando la scarsa verve nelle scene a introdurre il personaggio di Charlize Theron, ma quando a Seth Rogen basta davvero poco per piazzare le sue gag anche volgari ma in alcuni casi divertenti: per quanto rispetto ai suoi soliti film sono meno le gag che funzionano, anche qui ci sono un paio di scene davvero irresistibili, vedi l'evoluzione continua del tatuaggio della svastica o la perquisizione quando giustifica il possesso di erba come una cura per l'ansia (tanto che poi quando tira fuori le cartine se ne esce con un meraviglioso "servono per avvolgere gli ansiolitici"), a conferma di un attore che ormai ha trovato uno stile personale efficace e capace di divertire con la sua presenza.
Il problema del film è che tutta la seconda parte si allontana troppo dallo stile Rogen (i cui film pure hanno la tendenza al calo nella seconda parte per provare a chiudere in modo positivo la storia, ma in questo caso lo si prova a fare staccandosi troppo dalla verve del protagonista) per infilarci in una commediola romantica piuttosto banale, in cui davvero nulla più funziona e si nota una scrittura davvero mediocre, in particolare in più situazioni dilungate allo stremo. Si nota l'incapacità di trovare gag (anche la scena dello sballo finisce per non dire nulla) e si butta via un po' tutto.
Così si spreca una coppia protagonista che era apparsa discretamente affiatata, con Charlize Theron che (a parte la solita splendente bellezza davvero sensazionale per classe e naturalezza) sembra essere bene in parte e tutto sommato parrebbe tenere testa alla stravaganza di Seth Rogen, per poi però perdersi anche lei in una seconda parte difficilmente salvabile. Ma davvero, è difficile dare colpe agli attori, il neo è della scrittura senza idea e incapace di incidere.
Tante scelte di sceneggiatura sembrano buttate lì e mal sfruttate, basti pensare alla buona idea del Presidente-attore interpretato da Bob Odenkirk che sembra poter essere una buona fonte di gag ma che si vede in due scene in croce, così come sarebbe stato più interessante non tagliare fuori completamente in tutta la fase centrale (per poi farlo riapparire nelle battute finali, quando ormai si è entrati nella melassa da finale romantico) il personaggio di O'Shea Jackson jr, il migliore amico di Seth Rogen.
Insomma, visto il tema politico, questo film non arriva ai livelli pretestuosi del disastroso The Interview: il problema è che va proprio completamente al contrario e vola troppo basso, finendo per mostrare una certa mancanza di coraggio e infilandosi in una serie di situazioni già viste e straviste piuttosto evitabili.
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