Per quanto meno disastroso rispetto alle precedenti opere di Pieraccioni, resta un film insufficiente e insoddisfacente
Pieraccioni continua nella forsennata e infinita ricerca di
quell'ispirazione avuta e persa nel giro di tre film a metà degli anni
'90, un'ispirazione lontana per l'incapacità dell'attore-regista di
sapersi riproporre in vesti nuove.
In sostanza, persa la vitalità e
l'originalità dei primi tre film, Pieraccioni s'è impantanato troppo a
lungo in film dalla storiella sempre uguale, con lui protagonista a
trovare un modo sempre più improbabile di incontrare la bellona di
turno, con forse soltanto Io e Marilyn a regalare qualcosa di interessante per il tipo di storia surreale che si andava creando.
Il
problema di Pieraccioni è che nei primi film la sua spontaneità trovava
contraltare in spalle ispirate, come potevano essere Rocco Papaleo o
Massimo Ceccherini, da lì in poi il toscano s'è trovato quasi sempre
solo a dover reggere i propri film, o comunque senza delle spalle forti.
In questo "Se Sono Rose" ci prova con un alternarsi continuo di spalle
femminili, ovvero le proprie ex a cui arriva l'sms inviato dalla figlia.
Il film in sostanza ha solo questo spunto come collante, per il resto è
una serie di scenette scollegate fino al finale melenso tipico delle
produzioni pieraccionesche.
Si vede un passo avanti a
livello di produzione e di maturità, il film è molto meno scialbo delle
ultime improponibili pellicole di Pieraccioni, ma c'è anche il solito
ricorso a gag vetuste e semplicemente brutte (l'app "aputtane" è un
momento imbarazzante, ma non si va meglio con la partita a tennis, per
non parlare della tremenda caduta di tono della scena al ristorante con
la ex alla ricerca della nuova sessualità) che annulla l'effetto di
quelle fasi simpatiche e di un film che riesce a non annoiare.
I
fasti dei primi film però rimangono lontani e si continua a vedere
opere incompiute di un attore-regista ormai incapace di trovare uno
stile efficace.
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