Senza ritrovarci di fronte a nulla di miracoloso, si rivede finalmente un film piacevole con Aldo, Giovanni & Giacomo. Una commedia corale che dopo una rivedibile fase introduttiva, si accende e finisce per essere abbastanza divertente.
Sono passati sei anni dal tonfo de Il ricco, il povero e il maggiordomo,
film onestamente brutto e senza nerbo che ha fatto chiedere in tanti se
e quale futuro ci sarebbe stato per un trio a cui tanti sono
affezionati e con cui tanti son cresciuti. Quel filmaccio targato 2014
(ultimo vero film del trio, mi rifiuto di considerare l'improvvisato Fuga da Reuma Park
come un film vero) è stato il definitivo campanello d'allarme per Aldo,
Giovanni & Giacomo, perché triste conferma di un declino iniziato a
poco a poco da Tu La Conosci Claudia?,
commedia che dimostrava un primo calo di vivacità e che mancava di vere
risate. Un declino che probabilmente si può spiegare nell'incapacità
dei tre di sapersi riaggiornare e rimodernare, per un trio che ai bei
tempi aveva una comicità per certi versi molto fisica (basti ripensare
alle scenette dei vecchi Mai Dire Gol, in cui bastava entrassero e
facessero un po' di gesti per farti scoppiare a ridere, specialmente con
l'espressività unica di Giovanni Storti), una comicità che però per
forza di cose non poteva essere ripetuta all'infinito.
Volendo
essere positivi, alcuni di noi hanno visto come un segnale positivo il
fatto che i tre abbiano deciso per un po' di staccare la spina, di
fermarsi come gruppo ed esplorare alcuni progetti singoli, per poi
appunto ritrovarsi dopo questa pausa: chissà, magari fermarsi un attimo
li avrebbe portati a ritrovarsi in una nuova forma?
Per questo
Odio l'estate è stato accolto con una certa curiosità, per capire quanto
ancora potremmo aspettare da chi ci ha fatto divertire e tanto negli
anni passati.
Si inizia subito con Aldo a fare da voce narrante (come in Chiedimi se sono felice),
ma anche con la solita incomprensione di soggetto che ha accompagnato
un po' troppi film di Aldo, Giovanni & Giacomo: perché perdere una
mezz'oretta con mezzucci scialbi per fare incontrare i tre protagonisti?
Non si potrebbe mica fare come in Tre uomini e una gamba
(o anche come nello stesso Chiedimi se sono felice, non a caso i loro
due film più riusciti) in cui partiamo dal presupposto che i tre si
conoscono già all'inizio del film? Perché ancora una volta ci si imbatte
in una fase introduttiva in cui il ritmo è scialbo per farci capire le
situazioni familiari dei tre e anche al momento del loro incontro alla
casa dal mare, ci vuole un po' per farli avvicinare davvero. Ed è tutta
una fase di film che, per quanto non proprio disastrosa, è sulla carta
superflua ed evitabile: piuttosto che perdere tempo così, si potrebbe
partire direttamente sparati e provare a intraprendere altre strade
nello sviluppo del film, magari?
Questa introduzione è la
fase più debole del film, che poi inizia ad accendersi, inizia a
prendere un ritmo discreto, per quanto ovviamente non paragonabile alla
serie di sketch continui dei loro primi film, sia perché l'età dei tre è
un po' diversa, sia perché (come si era visto in Il ricco, il povero e
il maggiordomo) dei tre sembra Giovanni quello più calato a livello di
forma, ovvero proprio il fulcro del trio: nei momenti migliori, infatti,
questo trio è stato per certi versi "giovannicentrico", era lui la
chiave di tutti i momenti migliori per carisma ed espressività davvero
fuori dal comune, un ruolo che adesso probabilmente Storti non può più
tenere come ai bei tempi e che quindi porta una differente gestione
delle situazioni, in modo molto più eterogeneo rispetto ad anni fa.
Forse
proprio per questo ci troviamo di fronte a un film diverso, per quasi
l'intera durata (fa eccezione in sostanza la parte dal viaggio a
Follonica in poi) ci troviamo di fronte non a un film comico, ma più a
una commedia corale con ruoli importanti anche per mogli e figli dei
tre.
E se Giovanni per certi farsi fa la parte da bonaccione che
deve respingere gli attacchi (che siano di Giovanni, che siano del
figlioletto) molto simile a quella dei primi tempi, Giovanni e Aldo
appaiono in un ruolo leggermente diverso. Giovanni come detto è meno
debordante degli altri tempi, più stanco, e se ripesca dal repertorio i
soliti appunti da precisino e le solite dinamiche che probabilmente
all'interno del trio non cambieranno mai, riesce però anche a essere
meno dominante, a fare insomma quel... passo indietro misogino che
vorrebbe Amadeus dalle donne, ma giusto per mettersi in pari con gli
altri due. Aldo invece per fortuna con l'avanzare dell'età diventa meno
macchietta e appare più profondo del solito: se quindi Giovanni è ancora
quello che diverte di più, Aldo è quello che per ruolo a tutto tondo
finisce per piacere più degli altri, per apparire in un ruolo più felice
a lungo andare nel corso del film.
Hanno molto un senso
anche le tre mogli: se un ruolo un po' "marginale" è creato per Carlotta
Natoli come moglie di Giovanni, si creano uno spazio molto importante
Lucia Mascino (ansiosissima moglie di Giovanni) e soprattutto la sempre
brava Maria Di Biase, la cui innata simpatia porta a frecciate che
divertono un po' per tutta la durata del film (tanto da risultare la più
divertente in generale nella fase introduttiva).
Funzionali, ma
per certi versi banalotti i personaggi dei figli: se il figlioletto di
Giacomo può sparare un paio di battute anche divertenti nei confronti
del padre, la dinamica creata per loro è un po' troppo di maniera,
troppo vista e rivista per convincere realmente.
E' però
un film che alla lunga, pur non avendo quelle scene memorabili da citare
allo sfinimento come nei primi film del trio, trova un buon ritmo e
finisce per piacere. Non ci sarà quasi mai il momento con cui
sganasciarsi dal ridere, ma si sta col sorriso abbastanza fisso sulle
labbra, per un'operazione che risulta essere più intelligente del
previsto.
In sostanza, vedendo il trailer e vedendo il film
vacanziero fuori stagione, vai al cinema per curiosità nei confronti dei
tre, ma non ti aspetti più di tanto, anzi temi di dover stroncare anche
questa pellicola. Invece Odio l'estate per certi versi ti sorprende,
perché finalmente ripropone Aldo, Giovanni & Giacomo finalmente in
una veste aggiornata (proprio quello che era mancato a lungo andare),
pur tenendoli abbastanza fedeli ai loro personaggi a cui siamo
affezionati. In questo senso si nota un gusto per l'autocitazione che
non stona per nulla, anzi porta lo spettatore a vedere con simpatia
momenti come Giovanni che crea la casa coi tronchi chiedendo a Giacomo
che gli passi dei tronchi particolari (a farci pensare alla sporgenza a zoccolo di gnu) e soprattutto penso che in sala a tutti abbia fatto piacere rivedere la storica partita di calcio in spiaggia di Tre uomini e una gamba,
riproposta in modo molto simile e sotto la musica di "Che coss'è
l'amor" di Vinicio Capossela, esattamente come 23 anni fa: e Giovanni
Storti riesce ancora a battere i corner meglio di tanti calciatori di
Serie A!
In definitiva, non è certo un film che ti fa
gridare al miracolo, non è un film che si può avvicinare ai fasti di Tre
uomini e una gamba, ma è un film che possiamo accogliere con piacere
perché ci fa capire che Aldo, Giovanni & Giacomo possono ancora
regalarci qualcosa, che magari in questa decade possono regalarci
prodotti decisamente migliori rispetto a quella passata.
Il voto è un 6,5 forse più tendente al 6, ma per i tanti ricordi che mi legano a questi tre lo porto al rialzo fino al 7.
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