Vaughn e soci si trovano benissimo nella
comfort zone demenziale della prima ora, ma la virata sci-fi e la lotta
con gli alieni fa precipitare il film e risulta disfunzionale.
Come molto spesso capita in questo tipo di film "ibridi", specialmente con attori e autori particolarmente legati a un genere piuttosto immediato e riconoscibile, le cose funzionano quando si va per il semplice, quando gli attori vengono sfruttati sul loro terreno usuale, mentre le cose precipitano quando sia i protagonisti che gli autori escono dalla loro comfort zone tentando una via alternativa.
"Vicini del terzo tipo" ha esattamente questi pregi e difetti. Perché bene o male, senza arrivare a livelli eccelsi, la parte da "buddy movie" con venature demenziali funziona parecchio e riesce a divertire, nella sua semplicità, nella sua grettezza in alcuni momenti, con gag magari non sempre nuove e personaggi già visti in altri film di genere ma che a loro modo riescono ancora a intrattenere.
Però il soggetto del film vuole la virata sci-fi, questa lotta agli alieni (venuti ovviamente a conquistare la Terra, sai che novità) che francamente appare forzatissima. E si vede tutta la poca disinvoltura che gli autori hanno nel maneggiare un genere che non conoscono, riempiendolo di luoghi comuni e portando i protagonisti (già di loro non esattamente adeguati al genere) ad affondare completamente.
Un difetto che per certi versi è comune a parte della filmografia del Ben Stiller "maturo", un tentativo di non proporre l'attore newyorchese continuamente nei panni degli stessi personaggi e provarlo a inserire in situazioni diverse: fatto sta che da Una notte al museo in poi questo giochino non abbia mai funzionato davvero e Stiller appaia al solito bravo, naturale e simpatico quando propone sé stesso, quando resta nello stile recitativo e cinematografico che meglio conosce, ma mai convincente quando esce dal seminato.
Perché anche qui lo si vede in grado di reggere bene il gioco nella parte, ma anche particolarmente impacciato e poco credibile nelle situazioni di lotta aliena.
E' un peccato perché non si capisce nemmeno se questo ibrido sia figlio di ambizioni: se davvero ci fossero queste ambizioni, allora il genere sci-fi dovrebbe essere affrontato con meno banalità e con magari un tentativo maggiore di umorismo e originalità.
E dire che tre dei quattro attori principali erano abbastanza convincenti nella prima parte, perché semplicemente interpretavano ciò che sanno fare. Se Jonah Hill magari appariva più spento ma comunque simpatico nei panni di spalla, a ergersi come assoluto protagonista, strabordante sia fisicamente che per verve, era Vince Vaughn, particolarmente divertente e trascinante, in particolare nei battibecchi con Stiller che lo portavano a "vincere" sempre col mezzo di una demenziale arroganza. Vaughn riesce a strappare diverse risate, con l'ingenuità di quando scopre la matrioska oppure con la stupidità di alcune affermazioni, vedi quando consiglia allo sterile Ben Stiller di fare un trapianto di palle.
L'eccezione tra i personaggi principali è rappresentata da Richard Ayode, lo straordinario co-protagonista della serie tv The IT Crowd: qui però si vede chiaramente la difficoltà dell'attore londinese a immedesimarsi in questo stile di humor americano un po' grossolano, che non appare decisamente nelle sue corde e lo porta a essere un po' un pesce fuor d'acqua.
Insomma, per un'ora il film regge bene, ma globalmente non può raggiungere la sufficienza perché la parte finale (specialmente l'ultima mezz'ora quando si entra nel vivo della lotta con gli alieni) è troppo disfunzionale e finisce per essere particolarmente dannosa.
Voto: 5
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