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mercoledì 8 aprile 2020

Hunters: serie dalla forza deflagrante

La forza della messa in scena è notevole, più volte nel corso delle puntate l'impatto emotivo è altissimo.


Personalmente, considerando che quando potevo guardare History Channel ero piuttosto affascinato (se non di più) ai documentari sulla caccia di nazisti, una serie tv del genere non poteva che attirare immediatamente interesse. Il fatto che a essere coinvolto poi in questo lavoro fosse stato un maestro come Al Pacino, al primo ruolo in una serie tv, ha soltanto aumentato la curiosità.
Il risultato? Anche migliore delle attese.

Si tratta di una serie tv capace di imporre una buona coralità, con tutti i personaggi principali che via via vengono caratterizzati grazie a puntate molto ben centrate, permettendo di avere così dei caratteri forti al centro della vicenda, con attorno i "cattivi" che sono molto meno stereotipati che in altre serie tv e la mina vagante rappresentata dall'agente Millie Morris, molto interessante perché si trova continuamente in conflitto con sé stessa.
Il personaggio fulcro della vicenda è quello di Jonah, che inizialmente ci viene descritto come un pulcino bagnato in difficoltà per la morte della nonna, quasi un pesce fuor d'acqua nella vicenda, ma che grazie a un'ottima scrittura nel corso della stessa prima stagione ha una crescita psicologica davvero splendida e di pieno interesse.
Funzionano tutti i personaggi, tutti con un loro aspetto che ci viene descritto bene: tra questi, da fan di How I Met Your Mother, è sorprendente vedere anche lo sviluppo del Lonny Flash a cui dà volto Josh Radnor (l'ex Ted Mosby), il quale inizialmente sembra gigioneggiare eccessivamente ma che invece alla fine ha assolutamente un suo senso, mostrando peraltro buone capacità drammatiche e di azione dell'attore.
Per quanto riguarda Al Pacino, c'è poco da dire: basta la sua presenza a innalzare un lavoro.

Tutto è ben fatto, con le puntate centrali della prima stagione che servono anche ad approfondire sui personaggi, ma che non mancano di una forza deflagrante, spesso grazie a dei flashback molto sentiti e toccanti: in particolare quello della sesta puntata è molto commovente. La polemica su questi flashback è decisamente fuori luogo e inutile: un cervello funzionante di per sé dovrebbe capire cosa è messa in scena e cosa è reale, cosa è fiction e cosa è documentario, quindi se c'è qualche invenzione (viene tanto criticata la partita a scacchi umani della prima puntata) è perché appunto parliamo di qualcosa di romanzato, non è l'autore di una serie tv che deve documentarci qualcosa, men che meno qualcosa di storicamente orribile come l'orrore del nazismo.
Anzi, l'autore di questa serie tv riesce a imprimere nella sua finzione una forza molto spesso deflagrante e gli va solo dato merito.

Ottima la chiusura della prima stagione, con la penultima puntata più centrata sull'azione e l'ultima puntata che ci lascia spiazzati, tenendo spalancate le porte per le stagioni successive. Stagioni che già adesso sono molto attese, perché il risultato della prima stagione è eccellente. Si tratta di una delle serie più forti che si siano viste negli ultimi anni.

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