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venerdì 19 giugno 2020

Cambio Tutto: ma nel cinema italiano non cambia mai niente

Uno script scarso e una atavica mancanza di coraggio condizionano un film che solo nella fase centrale riesce ad apparire interessante, ma che inizia in modo snervante e chiude col solito "happy ending" spento e banale.


Il titolo del film è "Cambio Tutto", ma nel cinema italiano quando cambieranno le cose? Siamo infatti nella solita febbre da remake che ha contagiato il cinema italiano recente, essendo questa una revisione del film cileno "Una Mujer Sin Filtro", film che onestamente non conosco ma che a esempio su IMDB ha al momento un voto medio di 4,8. Insomma, non ci sono idee e si vanno a riprendere dal cinema straniero: per un po' lo han fatto puntualmente con le commedie francesi, adesso hanno cominciato con la mania delle misconosciute pellicole sudamericane, e in questo caso (a fidarsi del giudizio di IMDB, sito in cui anche pellicole mediocri hanno voti oltre la sufficienza) nemmeno da un film buono!
Cambio Tutto è solo nel titolo, perché poi si vedono sempre le stesse cose: luoghi comuni sulle nuove tecnologie e personaggi banalmente stereotipati. Si punta sulla solita vivacità al montaggio e alla regia, una tecnica che potrebbe anche funzionare in parte ma che non è poi così difficile (lo ripeto sempre, lo sanno fare bene anche gli youtuber) e che in casi del genere risulta a tratti parecchio snervante, anche perché dopo un po' capisci che questo serve a nascondere i vuoti dello script.

La prima mezz'ora è parecchio brutta. Ci fanno entrare nel mondo della Lodovini, che si trova circondata da un insalvabile quadro umano: dal vicino del piano di sopra con i party alle 4 del mattino al marito solito pseudo-artista senza sbocchi, passando alle frustrazioni del posto di lavoro con il capo figlio di papà che gli mette a fianco (anzi anche al comando) l'influencer senza cervello (anche qua stereotipi à gogo). Il tutto in un mondo completamente rimbambito dalle nuove tecnologie. Ok, magari in parte è anche così, in parte queste personalità potrebbero anche riflettersi nella realtà (per quanto qua tutto sia portato fastidiosamente all'estremo), ma a livello di costruzione cinematografica cosa dovrebbero dirci questi personaggi? Dietro le varie scene a mostrarci questi caratteri c'è poco, ci fanno vedere dei personaggi snervanti senza provare a costruire delle gag, insomma portandoci nell'esasperazione che farà scoppiare la protagonista.
La quale quindi decide di andare da questo pseudo-guru dei nostri tempi (un Marcorè che non può far altro che riciclare quanto visto e stravisto nella storia del cinema per personaggi simili), che con delle fantomatiche gocce porta la nostra eroina allo sfogare tutta la frustrazione repressa: dopo l'imbarazzante scena in cui la Lodovini deve abbaiare a un cane (mamma mia...), il film ha un minimo sussulto qualitativo, il ritmo del montaggio diventa meno ossessivo e fastidioso e qualcosa di leggermente migliore inizia a vedersi nella sua ribellione di orgoglio: in particolare, la cosa più riuscita è il ridicolizzare il maschio alpha medio che non sapendo affrontare alla pari la reazione della donna si trova a risponderle con il terribile "ho capito, hai il ciclo!".
Dopo questo sussulto il film torna ad accartocciarsi su sé stesso, mostrando la tipica carenza di coraggio del cinema italiano attuale, con un finale spento in cui si vede una specie di pentimento della protagonista, una fase finale che lascia il tempo che trova e che non dice nulla agli occhi dello spettatore, un finale alla stregua del solito falso "volemose bene".

Insomma, la solita commedia italiana attuale affrontata senza coraggio, creata con una certa dose di opportunismo: in un periodo in cui specialmente negli Stati Uniti si sta puntando parecchio a livello cinematografico e di serie tv sui personaggi femminili forti che affrontano a viso aperto gli strali di una società maschilista, in Cambio Tutto provano a inserirsi in questa linea ma senza riuscire a renderla credibile o a costruire per bene le situazioni che circondano la protagonista. Insomma, questo film va avanti col solito "vorrei ma non posso", non premendo realmente il piede sull'acceleratore forse per paura di far storcere il naso ai soliti repressi che altrimenti si metterebbero a sbraitare contro il "nazi-femminismo" (e di tizi del genere in Italia ce ne sono una marea).
Cambio Tutto quindi, pur non avendo una base forte, resta comunque un'occasione persa per proporre qualcosa di più coraggioso: il cinema italiano continua a voler compatire e coccolare lo spettatore, quando invece dovrebbe avere la forza di dare lo schiaffo in faccia a certe convinzioni dell'italiano medio. Se davvero si ha la convinzione di portare avanti un certo discorso, bisognerebbe usare più il bastone che la carota.
E dire che l'impressione è che Valentina Lodovini potesse essere l'attrice giusta per portare avanti con forza certe caratteristiche.

Voto: 2

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