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lunedì 30 agosto 2021

Football Weekend Recap: Leonardo Mancuso l'anti-Superlega; North London agli antipodi; il povero Unai, and so on


Approfittando un po' del weekend tronco, ovvero senza Monday Night causa Nazionali, torno un po' a usare il blog con questo nome tornando un po' ai vecchi tempi, ovvero parlando (e sparlando) di calcio: senza tornare alle abitudini di anni fa, ma andando un po' di libero pensiero e di opinioni personali, magari per un appuntamento continuo, magari fino a quando mi stufo, magari discontinuo da buttare lì solo quando ho qualcosa da dire, vedremo, non ne ho idea al momento.
L'idea è di voler cambiare un po' il punto di vista, senza fossilizzarsi sulle solite squadre, sui soliti nomi, su quei personaggi ridicoli che volevano scegliere con chi giocare e chi era degno o meno di sfidarli su un campo da calcio. Per iniziare, parlo a ruota libera dei Top 5 campionati europei e poi un po' in generale del resto. Di solito la mia preferenza personale è (come forse qualcuno sa) sul calcio inglese, ma oggi direi di iniziare a parlare di altro perché c'è una squadra che merita la copertina.

SERIE A. Il primo discorso lo merita l'Empoli, in quella partita da sabato sera che proprio rientra nell'elenco delle "partite inutili" secondo un figlio di papà che è riuscito soltanto a rendersi ridicolo facendosi manovrare a piacimento da Florentino Perez, giocandosi la faccia: già, povero Agnelluzzo coi suoi sogni da Superlega e che in pochi mesi s'è trovato a vedere i propri "gioielli" perdere in casa da Benevento e Empoli. Proprio quel genere di squadra che non dovrebbe essere degno di affrontare la Juventus, secondo il suo modo di vedere: d'altronde gli Agnelli sono sempre stati questo genere di personaggi persino quando erano "persone forti", figurarsi questa animella che è finita soltanto a essere il lacchè di Florentino.
E che Empoli s'è visto a Torino: Aurelio Andreazzoli è riuscito a mettere del suo senza stravolgere il grande lavoro svolto da Alessio Dionisi in Serie B l'anno scorso, con un calcio aggressivo anche sul campo di una big, con movimenti continui e mai causali, esaltati soprattutto da un incredibile Nedim Bajrami, che riesce sempre a trovare la posizione giusta (l'ha fatto tutto l'anno in B, lo sta continuando a fare in A) per pungere con pericolosità. A volte non si capisce quanti Bajrami ci siano in campo, sembra essere ovunque, a destra e a sinistra. Oltretutto, l'Empoli ha un calcio efficace e pungente, grazie alla capacità di attaccare con buon numero e già contro la Lazio (specie nel primo tempo) aveva mostrato un impatto interessante: alla prima era mancata completamente la difesa, compreso Guglielmo Vicario che era stato incertissimo. Ebbene, un Sebastiano Luperto in più al centro e un Vicario ben più sicuro hanno cambiato tutto. C'era anche un avversario diverso, perché la Lazio affrontata alla prima era ben più insidiosa della Juventus smarrita di sabato sera, in preda anche ad alcuni deliri tattici che evidentemente non sono passati con l'addio di Andrea Pirlo: Federico Chiesa era apparso imprendibile da punta nei primi 20 minuti, perché a quel punto spostarlo a destra? E in una partita simile, Danilo a centrocampo per 90 minuti? Tecnicamente la Juventus è stata sconcertante, ma l'Empoli è stato brillantissimo e sembra già aver trovato la propria quadratura per un degnissimo campionato di Serie A, perché come gioco e come personalità c'è parecchio materiale e Andreazzoli finora è stato eccellente nel non stravolgere quanto era stato costruito l'anno scorso.

La differenza di impatto tra l'Empoli e le altre neopromosse è notevole: il salto di categoria (specialmente nel calcio dei sempre maggiori squilibri economici e delle big che hanno rose infinite e miliardi di calciatori da mandare in prestito, uno dei principali cancri di questo sport) è sempre tosto, quando per ristrettezze economiche fai mercato tardi lo è ancora di più. Questo è soprattutto stato il problema del Venezia finora, che oltretutto aveva mezza squadra fuori alla prima a Napoli (ma i nostri giornalisti parlano di "emergenza" solo quando alla big mancano un paio di calciatori in una rosa di 20+ titolari, mica quando a un Venezia mancano quattro squalificati e due infortunati in una rosa meno ricca e per giunta incompleta!) e che ancora deve inquadrarsi bene: a Udine si sono visti sprazzi e qualche nuovo innesto potrebbe diventare importante (soprattutto Thomas Henry), ma questa è sfacciatamente una squadra che ha iniziato il campionato quando ancora non era totalmente pronta. Forse per pareggiare questi squilibri si potrebbe anche agire a livello generale europeo: ovvero, portare a una data fissa per l'inizio dei campionati di quasi tutta Europa (tanto a pensarci, nel weekend di Ferragosto sono partiti tre dei campionati considerati Top 5, sfalsati di una settimana c'erano Ligue 1 e Serie A, a iniziare rispettivamente sette giorni in anticipo e in ritardo) e far coincidere con essa la fine della sessione estiva di mercato. 
Discorso un po' diverso per la Salernitana, che comunque con Castori ha la sua identità precisa: il problema è che contro la Roma questa identità era unicamente difensiva. Ci sta anche che si giochi con una linea a 9 in difesa (perché sostanzialmente questa era), ma bisogna anche avere qualche carta per ripartire e cambiare fronte, mentre nel primo tempo all'Arechi era un "attacco vs difesa" continuo. E infatti appena a inizio ripresa la partita s'è stappata, non c'è stata più storia. Anche per i campani c'è bisogno di un po' di tempo per capire cosa possano fare (anche perché finora l'acquisto più importante non s'è visto, e parlo di Simy), ma è altrettanto ovvio che l'atteggiamento deve essere poco simile a quello di questa partita e più simile a quello visto a Bologna, dove anche in inferiorità numerica la Salernitana riusciva a buttarsi in avanti (tanto da casuare un'espulsione avversaria e ritrovarsi due volte in vantaggio).
A tal proposito, dopo settimane in cui si cercava e si auspicava il presunto "arbitraggio all'europea", la cosa peggiore delle prime due settimane di Serie A è stata proprio la linea di arbitraggio: squallido che nel primo weekend due partite normalissime siano finite con tre espulsi (Bologna-Salernitana) o due espulsi (Roma-Fiorentina)! Un metro assolutamente folle, che porta a vedere in un Juventus-Empoli sostanzialmente senza contatto un totale di quattro ammonizioni. Senza entrare nel merito moviolistico (che personalmente odio) che vede segnalato come fallo un contatto inesistente come quello su Meret a Genova, mentre quello grossolano su Lautaro Martinez a Verona non viene considerato un fallo da calcio di rigore. Se si vuole iniziare a essere meno antiquati nella linea arbitrale bisogna iniziare dai cartellini, che vanno spesi solo quando servono: la realtà è che arbitri di poca personalità (come quelli attuali in Italia soprattutto) li usano per "tenere in controllo" la partita. Follia.

PREMIER LEAGUE. North London che apre e chiude la classifica: e davvero c'è poco da sorprendersi. Il Tottenham sta riuscendo con intelligenza a cambiare completamente volto dopo la sballatissima era Mourinho, con un nuovo coach (ormai non riesco a chiamarli più "manager": perché nessuno di questi è un vero manager più) che finora intelligentemente ha saputo snaturarsi. Si sono visti tre 1-0, un gioco non certo simile a quelli del Wolverhampton di Nuno Espirito Santo, ma questo serviva all'allenatore portoghese per iniziare col piede giusto. A giusto tempo verosimilmente vedremo sempre più attuate le sue idee, sperando che Harry Kane possa essere più coinvolto: se Espirito Santo fosse stato un fondamentalista, che ciecamente avrebbe voluto imporre tutte le sue idee immediatamente, un inizio campionato con sfide toste come quelle contro Manchester City e Wolverhampton non avrebbe certo portato questi nove punti. Non bisogna vederci troppo in questo primo posto dopo tre giornate, ma intanto è un segno di un uomo intelligente che si crea un giusto credito nell'ambiente.
Credito che incredibilmente nel Nord di Londra continua ad avere (in società almeno) un allenatore agli antipodi come Mikel Arteta: uno scempio che insieme all'altro disastro che è Edu (capace di spendere 150 milioni di euro in estate per peggiorare la squadra) sta distruggendo definitivamente l'Arsenal, che ora non casualmente è ultimissimo in classifica, incapace di segnare un gol (ma d'altronde quando tiri raramente in porta...). Cosa deve fare un allenatore per essere cacciato? Proprio il fatto che ancora non sia stato fatto fuori dimostra tutto quello che non va all'Arsenal: quali sono le prospettive?

E' una Premier League sempre più lontana dal "calcio inglese", è un calcio ormai omologato e lontano da ciò che aveva fatto appassionare non dico i tradizionalisti (perché il sottoscritto tutto è meno che un tradizionalista) ma gli amanti di certe ruvidezze e certe fisicità tipiche di un altro calcio inglese (un calcio che si vede ancora in certa Championship e in generale nella Football League). Ed è una Premier League che, pur mantendendo un livello tecnico accettabile in sé per sé (i risultati europei lo testimoniano), è reduce da un paio di stagioni completamente negative a livello di qualità visiva e spettacolare: lo scorso anno un po' tutti i big match sono stati inguardabili (tranne casualmente le due sfide tra Liverpool e Tottenham). Quest'anno, a parte l'Arsenal (che d'altronde è tutto meno che una big al momento), in tre giornate abbiamo avuto due big match: Tottenham-Manchester City e Liverpool-Chelsea. Nonostante una di queste sia stata completamente influenzata da un rosso rivedibile prima dell'intervallo, devo dire che sono state entrambe due partite parecchio godibili: nonostante nessuna delle quattro squadre abbia segnato più di un gol! Se si guarda un po' tutti i campionati, specialmente nel primo tempo di Anfield di sabato scorso si poteva appurare come si stesse viaggiando a dei ritmi che altrove si vedono molto raramente, ritmi che potrebbero anche esser sofferti da un grandissimo acquisto come Romelu Lukaku: reduce da due stagioni spettacolari all'Inter, sabato sembrava più simile al Lukaku che si palleggiava addosso e si sparava le rovesciate in faccia ai tempi del Manchester United. Questo perché intanto s'è abituato a un campionato che dava un paio di secondi in più di tempo per effettuare la giocata, ma forse questo anche perché a livello tecnico potrebbe anche soffrire l'aggressione continua che si vede ogni tanto in Premier League (quella che ha fatto vedere il Liverpool specie nel primo tempo): potrebbe anche servire un semplice riadattamento, se Lukaku è davvero cresciuto a livello globale dai tempi di Old Trafford lo dimostrerà presto, ma lì per lì nel primo tempo di sabato veniva da ripensare a "quel" Lukaku più che al Lukaku strabordante e coinvolgente visto in Serie A (ma attenzione, anche all'Inter non lo si era visto ai livelli veramente alti europei, il che fa sorgere qualche dubbietto).
 
In un calcio inglese continentalizzato, il West Ham sembra essere qualcosa più vicino alla Premier League di 15-20 anni fa: compreso quel centravanti di tutto muscoli che è Michail Antonio, impossibile da non amare se si è cresciuti con un certo football. Già era stato sorprendente il West Ham dello scorso anno, ma forse qua c'è una base solida per rinconfermarsi: giocatori come Said Benrahma hanno iniziato con una produttività che lo scorso anno non si era vista (e sicuramente non con continuità) e questo potrebbero aiutare a fronteggiare un possibile calo a livello di numeri (intesi come gol segnati) che potrebbe verificarsi in alcuni giocatori, specialmente Tomas Soucek che comunque il suo continuerà a farlo, visto che ha una eccellente tempistica nell'inserimento offensivo.
Chi gioca ancora un buon calcio è il Wolverhampton, che però viaggia completamente al contrario del Tottenham: tre sconfitte per 1-0. Già l'anno scorso si produceva tanto e segnava poco, quest'anno per ora il problema sembra addirittura peggiorato. Contro il Manchester United domenica i Wolves hanno giocato a tratti benissimo, ma davvero negli ultimi metri fanno di tutto per non segnare. E quando sbagli così tanto, spesso sono gli avversari a trovare il gol (per giunta in modo beffardo come accaduto coi Red Devils, con Jose Sà davvero inguardabile). Raul Jimenez sembra esser rientrato abbastanza bene dopo il terribile infortunio ma non ha ancora trovato la concretezza in fase realizzativa, mentre Trincao sembra uno di quei giocatori che non vogliono segnare neanche con le cannonate. E così finora il trend è stato identico: tre partite con tanta produzione offensiva, ma senza mai riuscire a segnare. E se in porta hai Jose Sà (che pare essere persino peggio di Rui Patricio) allora sono guai.

LA LIGA. Quello che è (tra i Top 5) il campionato che mi appassiona meno in Europa è casualmente quello che a livello di simpatie mi sta dando le soddisfazioni migliori. Merito soprattutto del Maiorca, che da neopromosso sta dimostrando di avere un ottimo impianto tecnico e che clamorosamente nel gruppo di vertice dopo tre partite. Ma anche il Rayo Vallecano è riuscito domenica a sbloccarsi, quando invece aveva avuto un impatto choc col campionato.
La copertina però va allo scellerato Villarreal, che dopo il colpaccio dell'Europa League era partito con due scialbi 0-0. Domenica sera arriva la grande occasione per sbloccarsi e lanciarsi anche per le primissime posizioni, se riesci a battere l'Atletico Madrid nel proprio catino sei una squadra potenzialmente competitiva, in particolare in una Liga che dopo anni di spese ridicole (e indebitamenti imbarazzanti delle solite due) sembra finalmente in fase di ridimensionamento. Invece, al 95' Aissa Mandi e il portiere Geronimo Rulli confezionano uno dei disastri tecnici più beffardi degli ultimi tempi, per la disperazione assoluta (e giustificata) di Unai Emery. Davvero folle che un difensore centrale a 15 secondi dalla fine opti per un retropassaggio senza guardare e che un portiere lasci la propria porta così senza pensare. Emery è apparso buffamente comico nella reazione, ma al posto suo ogni altro allenatore avrebbe spaccato tutto: e sarebbe stato difficile dargli torto. 
E' un campionato in cui fioccano i pareggi: per capirci, dopo tre giornate solo la metà delle squadre hanno vinto almeno una partita. Per fare il paragone, dopo due giornate in Serie A le squadre che hanno ottenuto almeno una vittoria sono 11.
 
BUNDESLIGA. Altro campionato che ancora deve decollare, anche per la serie di cambi di panchina (cosa che lo accomuna alla Serie A): sostanzialmente le squadre della prima metà di classifica della scorsa stagione si sono un po' scambiate gli allenatori. A farne maggiormente le spese in questo avvio sono Lipsia e Borussia Monchengladbach, con entrambe le squadre che finora ne hanno perse due su tre e che non sembrano aver inquadrato ancora bene le idee dei nuovi allenatori. Si conferma già in maniera piacevole, pur con il "nuovo" impegno europeo già assaggiato, un ottimo Union Berlino, che potrebbe anche avere un Taiwo Amoniyi in rampa di lancio. Piacevolmente sorprendente anche l'inizio di stagione del Mainz, che specialmente in casa sembra avere un bel calcio ficcante e organizzato: dopo aver fatto impazzire alla prima il Lipsia per mezz'ora (per poi difendersi abbastanza bene), la squadra di Bo Svensson ha spazzato via il Greuther Furth nei primi 25 minuti di partita che ho avuto modo di vedere, dimostrando di poter essere anche più interessante da osservare rispetto agli ultimi tempi. Devo personalmente ancora inquadrare bene quanto sta succedendo al Wolfsburg, partito con tre vittorie tutte e tre col minimo scarto (ma a differenza del Tottenham qui un gol è stato subito) con Mark Van Bommel in panchina. Aver battuto anche il Lipsia questa domenica è sicuramente un bel colpo per l'autostima dei lupi. Autostima che invece (come ormai abitudine) non ha l'Hertha Berlino, club che ormai da diverso tempi sembra continuare a scherzare col fuoco: mentre i cugini sembrano volare su una nuvola, quelli dell'Hertha invece sono gli unici a secco di punti alla pausa delle Nazionali, nonché gli unici a doppia cifra per reti subite. C'è davvero poco da ridere.
 
LIGUE 1. L'ex campionato più equilibrato d'Europa (quando ancora non c'erano gli sceicchi e il massimo della dittatura sembrava essere il Lione di Aulas) è già a livello di vertice morto e sepolto dopo un mese: oltre a essere drogato da assurdi squilibri economici che poco c'entrano con la competitività che dovrebbe avere una lega sportiva, non aiuta il fatto che la prima, la terza e la quarta della classifica finale della scorsa stagione, ovvero le tre squadre che sulla squadra dovrebbero competere coi super-ricchi, siano riuscite a partire senza mettere a segno una vittoria che una nelle prime tre giornate di campionato. Tutte e tre sono riuscite a vincere in questo weekend, ma insomma ormai i buoi sono scappati e non esisterà una lotta per il titolo. 
Perlomeno questo weekend ci siamo evitati scene imbarazzanti come quelle viste nelle prime due trasferte del Marsiglia, entrambe piazzate nello slot d'orario della domenica sera, quello che sulla carta per i francesi è da considerare il "principale". Insomma, una figuraccia enorme in tutto e per tutto.
Interessante (quando certi pseudo-tifosi non si intromettono) la partenza del Nizza, con Christophe Galtier che sembra non sbagliare più un colpo dopo aver vinto clamorosamente il titolo lo scorso anno con il Lille: i rossoneri giocano bene, sono convinti di ciò che fanno e hanno già ottenuto due vittorie rotondissime contro lo stesso Lille e contro il disastrato Bordeaux.
In tanto "brutto", fanno bene invece le partenze di due squadre costruite con più idee che mezzi economici come Angers e Clermont, che ovviamente non terranno il passo di certi club ma che stanno mettendo in tasca punti importanti per puntare a una classifica tranquilla anzitempo e magari a qualche sorpresa a livello di piazzamento.
 
ELSEWHERE. C'è stato il primo Old Firm stagionale in Scozia. Nonostante l'influenza del maledetto virus, alla fine è stato il solito Old Firm da ultimi tempi, tanta corsa, tanta battaglia ma pochi spunti brillanti, garantiti specie nel primo tempo soprattutto dal bravo giapponese Kyogo Furuhashi. A decidere è stato però come prevedibile un corner con la zuccata devastante di Filip Helander, a dare la vittoria a dei Rangers debilitati pesantemente dal suddetto virus (tanto che non c'era nemmeno Steven Gerrard ad allenare). Continua a lasciarmi perplesso la strada intrapresa dal Celtic, col nuovo allenatore Ange Postecoglou che finora è sembrato poco elastico nel suo approccio alla squadra: specialmente nel disastroso preliminare di Champions League contro il Midtjylland (preliminari deludenti per entrambe le big scozzesi peraltro), il coach greco è sembrato esattamente ciò che Nuno Espirito Santo non è sembrato al Tottenham, ovvero uno con idee fondamentaliste che ha provato a imporre tutto e subito immediatamente, senza pensare al materiale che si aveva a disposizione e senza pensare che magari per non toppare una doppia sfida da dentro o fuori come quella sarebbe servito giocare un calcio più semplice e più "conosciuto" dai propri calciatori. In SPL in vetta al momento ci sono le due squadre di Edimburgo, ma ovviamente è solo questione di tempo per vedere le due squadre di Glasgow staccare tutte. Spiace soprattutto che il St. Johnstone (re di coppe della scorsa stagione a livello nazionale) non sia riuscito a entrare nei gironi di Conference League o Europa League.

Il Midtjylland appena citato ha subito un brusco stop nel weekend, perdendo la vetta della classifica in Danimarca in quella che invece è stata appena la prima vittoria in campionato per il Brondby, capace di qualificarsi per i gironi di Europa League ma che ancora era a secco in Superligaen. Hanno deciso di sbloccarsi alla settima partita e proprio contro la rivale più accreditata per strappar loro il titolo di campione.

Sorpassi un po' ovunque in Scandinavia, dove il livello tecnico più basso porta anche a campionati più equilibrati (e più divertenti). In Svezia siamo alla giornata numero 17 (su 30) e nel weekend si sono fermati sia il Djungarden capolista che il Malmo campione in carica: clamorosa la sconfitta del Djungarden contro il Sirius in lotta per non retrocedere, mentre il Malmo (ben allenato da John Dahl Tomasson) paga prevedibilmente i tanti impegni europei (per qualificarsi ai gironi di Champions League hanno giocato quattro turni preliminari, quindi otto partite infrasettimanali senza pause, sfiancante per una rosa non certo ampia come quelle di altri campionati) e che anche per questo ha perso due delle ultime tre partite. Per Tomasson la pausa delle Nazionali è un toccasana e paradossalmente adesso che la Champions League sarà più tosta (e più "inaffrontabile" per il livello tecnico dei campioni di Svezia), sarà meno sfiancante visto che queste partite non arriveranno puntualmente a ogni martedì o mercoledì e quindi ci sarà modo per ripartire bene anche nella lotta per il titolo. Ad affrofittare degli stop delle rivali è l'AIK, che chiude il weekend in vetta alla classifica in quella che è una gran bella lotta a quattro.

Impegni europei in Norvegia anche per il Bodo/Glimt, che però in quello che è un meraviglioso "derby a distanza" con il Tromso tra le squadre più a nord dell'Eliteserien deve lottare e soffrire per ottenere il successo per 3-2 e operare il sorpasso ai danni del Molde, sconfitto in casa del Kristiansund. Anche qui siamo alla giornata numero 17 su 30, esattamente come in Svezia.

In Svizzera continua la partenza a rilento dello Young Boys, mai convincente a livello interno in questo inizio di stagione (anche se è riuscito nell'ottenere la qualificazione ai gironi di Champions League): sembrava esser iniziata bene la partita contro il Basilea (che al momento era capolista, ora è stato superato dallo Zurigo) col gol di Jordan Siebatcheu, ma prima dell'intervallo Quentin Maceiras in maniera folle si fa ammonire due volte e allora la squadra di David Wagner perde il pallino del gioco e finisce per subire il gol del pareggio, firmato da Sebastiano Esposito, il quale sembra finalmente iniziare a trovare quella continuità che gli era mancata anche in Serie B (sono 4 i suoi gol in campionato, alle spalle solo dello scatenato Arthur Cabral, suo compagno di squadra, in vetta alla classifica cannonieri a quota 7).

Infine, è stata una domenica interessante in Belgio, dove il Club Bruges ha subito un clamoroso 1-6 in casa del Gent, che era anche partito parecchio male in campionato (anche qui con lo "zampino" dei faticosi preliminari europei, con la qualificazione ottenuta per i gironi di Conference League). Ho avuto modo di vedere l'ultima mezz'ora della partita tra Genk e Anderlecht e, in un quadro magari un po' scellerato a livello tattico, c'è stato parecchio da divertirsi con una partita apertissima, piena di occasioni e di ribaltamenti di fronte. Sorprendentemente (visto che che Vincent Kompany mi sembra un po' un Arteta belga) l'Anderlecht se la giocava bene alla pari, con un Christian Kouamé costantemente pericoloso, ma alla fine è stato il Genk ad avere la meglio con una splendida combinazione tra Kristian Thorstvedt e Ike Ugbo, con quest'ultimo a segno per la prima volta in questo campionato. Insomma, anche quando Paul Onuachu non incide, proprio il suo sostituto Ugbo dopo appena cinque minuti dal suo ingresso in campo riesce a essere decisivo, in una squadra che è piena di giocatori interessanti e divertenti da veder giocare (il mio preferito è l'ala giapponese dinamicissima Junya Ito). E' una Jupiler League finora pazza, tanto che in vetta (e dopo sei giornate, non dopo due o tre) troviamo nientemeno che il Royale Union Saint Gilloise, ovvero una neopromossa che mancava a questo livello da 48 anni: insomma, ci si può divertire, entusiasmare ed emozionare anche non seguendo le solite super-ricche, non pensate?

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