Riesce a deludere anche le peggiori attese. Idee inesistenti e "comicità" affidata unicamente alle trivialità di De Sica, che però non va oltre ai "puffana" o "incagnotta" che non farebbero ridere altri che un minus habens. Boldi? Sempre più impresentabile. Disastro assoluto.
Peggio del cinema spazzatura c'è solo una cosa: tentare di riproporre
ancora il cinema spazzatura quando si è ormai fuori tempo massimo,
quando quel tipo di film è (per fortuna) passato fuori moda, per dare
spazio ad altra spazzatura (tutta quella televisiva da reality e alla
Barbara D'Urso, diventata di moda grazie allo stoico lavoro di
istupidimento di massa attuato da Mediaset da decenni). Pensare a un
target di pubblico a cui possa piacere una pellicola come "In vacanza su
Marte" crea assoluto imbarazzo, perché senza giri di parole bisogna
avere un livello intellettivo e culturale davvero ai minimi termini per
poter apprezzare quanto si vede.
Il che non vuol per forza dire
che bisogna essere dei mononeuronali per poter apprezzare i
cinepanettoni del momento migliore, quando magari c'era un ritmo diverso
e un'ispirazione maggiore da parte dei protagonisti (pur non essendo
certo io un fan di questo genere di film), vuol dire che per farsi
piacere un film come quest'ultimo girato su ritmi stiracchiatissimi e
con attori che sembrano recitare al rallentatore bisogna davvero essere
ben più che di bocca buona, bisogna avere un gusto decisamente pessimo.
Che
Neri Parenti non sia mai stato (anche nel pieno delle sue forze) un
buon regista lo si sapeva già, basti vedere tutte le sue operazioni di
riciclo che hanno devastato l'originalità di un attore come Paolo
Villaggio (portando anche a un paio di buoni film, ma sempre
costringendo il comico genovese a ripetere sé stesso fino allo
sfinimento), ma affidando un progetto simile alle sue mani ci si poteva
aspettare almeno un minimo di esperienza nella gestione del tutto:
invece Parenti & Co riescono ad andare anche peggio delle bassissime
attese che avevo, portando il film a livelli di imbarazzante
pressappochismo, con il chiaro e patetico tentativo di strizzare
l'occhio ai fan integerrimi della coppia De Sica-Boldi che porta a un
disastro di livelli infimi.
A leggerla la trama sembra persino
articolata, in realtà sono tre-quattro cosette buttate lì alla bell'e
meglio lasciando tutto al caso. Parenti non riesce mai a creare un
minimo ritmo alla storia, proponendo una regia completamente random, in
cui le due storie (che pure un minimo collegamento lo avrebbero per la
sceneggiatura) che procedono incollate a casaccio come fossero due film
diversi. E peraltro sono due film uno peggio dell'altro.
Le
parentesi giovanilistiche di norma nella commedia italiana degli ultimi
30 anni sono sempre le peggiori, per la superficialità con cui sono
visti i giovani. Qui si va anche peggio del solito, con la coppia di
influencer (alè, casuale richiamo all'attualità) finta innamorata per
siparietti di una bassezza incredibile. Peraltro per girare questo
episodio viene ripescata dal campionario delle meteore Fiammetta
Cicogna, di cui si ricorda una (brutta) pubblicità di una decina di anni
fa, mentre Herbert Ballerina o Luigi Luciano che dir si voglia conferma
come il gruppo di Maccio Capatonda & Co (originale agli inizi ma
persosi del tutto col tempo) possa essere considerato un po' l'Atalanta
dello spettacolo: ovvero qualcosa che poteva funzionare d'insieme, ma
con i vari singoli che in altri contesti mostrano delle lacune
notevolissime.
Ma questa parte serve solo per allungare il
brodo e creare uno pseudo-subplot, il quadretto è tutto incentrato su
Boldi e De Sica e i risultati sono preoccupanti. Già a livello di
credibilità negli ultimi anni Boldi (causa decadimento cariatidale a
mettere a nudo tutto i limiti del suo presunto talento comico) aveva
toccato il fondo del barile: qui il fondo viene sfondato anche a causa
di una sceneggiatura che ce lo propone come... FIGLIO di De Sica (a
causa di un buco nero: eh vabè)! In sostanza Boldi deve fare il vecchio
rimbambito, portando lo spettatore a un imbarazzo e una tristezza
profondi, pensando a come è brutto ridursi così per non capire che a un
certo punto se proprio non ce la si fa la carriera artistica (sempre che
sia mai stata "artistica" la sua) va fermata.
La sceneggiatura
non pone un briciolo di appiglio comico e allora i tentativi di portare
alla risata sono tutti appioppati sulle spalle di De Sica, che dimostra
di essere anche lui palesemente fuori forma (pur non avendo i tempi
totalmente a rilento di Boldi) e che prova a far qualcosa risultando
però anche lui irritante con il solito trito e ritrito ricorso alla
trivialità, che in passato magari (in alcuni casi) poteva anche
funzionare ma che qui risulta digeribile come un muro di mattoni a
colazione. Anche perché il livello delle battute è "puffana" o
"circonvenzione di incagnotta": non vi fa ridere? Esatto. Ma ve le
spiego: dicasi "puffana" la donna con ampia vita sessuale e i capelli
color puffo, mentre l'incagnotta sarebbe una "crasi tra incapace e
mignotta". Che ridere. Certo, sempre meglio dell'abbozzato "dolore
marziano" di Boldi, ma davvero una roba di una tristezza inaudita.
Ancora
più triste vedere attrici di buon livello coinvolte in questo progetto,
dalla solitamente bravissima (qui palesemente mal utilizzata) Lucia
Mascino a Paola Minaccioni (che purtroppo continua a buttarsi via in
film del genere), finendo per l'orrendo ruolo affibbiato a Milena
Vukotic come anziana ninfomane, simbolo perfetto di una scrittura senza
alcuna idea e della sciatteria del film.
Degne di nota le scenografie da "fantascienza", farlocche all'inverosimile, e la colonna sonora con musichetta ridicola.
Insomma, anche provandoci da salvare non c'è proprio nulla.
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