Le belle musiche create da Zampini sono
l'unica cosa da salvare di un film palesemente senza idee, tanto che la
reunion della band deve sfociare in un banalissimo heist movie. Brizzi
ancora insalvabile.
Quando si affretta la produzione di un film che parte da una idea
stentata, i risultati sono quelli che si vedono ne "La mia banda suona
il pop", in cui la ruffiana (ma con Brizzi la ruffianità è all'ordine
del giorno) reunion di una finta band anni '80 ha talmente il fiato
corto che il film sfocia in un banalissimo e noiosissimo heist movie che
affonda miseramente.
Si vede subito che il progetto è abbozzato,
con dei dialoghi miseri e la speranza che i volti dei protagonisti
bastino a creare un interesse o un sorriso: il problema è che gli stessi
protagonisti sono i primi a non crederci e sono palesemente fuori
forma, basti vedere Abatantuono (con inguardabili occhi azzurri) tirarsi
via stancamente dall'inizio alla fine.
Non che gli altri membri
della band facciano meglio, con la Finocchiaro a cui viene appiccicato
il solito personaggio palesemente e schifosamente sessista tipico degli
script di Brizzi: ancora nel 2020 la donna nei film italiani serve solo
per battute terribili (almeno fossero buone le battute!) sulla sua
promiscuità... Alternate soltanto alle battute sul suo alcolismo.
Insomma, nel film di Brizzi la donna serve solo per subire passivamente.
Ghini
appare decisamente impacciato e si sveglia soltanto in un paio di
duetti di coppia con De Sica, che dal canto suo conferma la forma
scadente vista in Poveri ma ricchi e ricchissimi,
con tanto di parrucca improbabile anche qui, finendo per straparlare e
per tentare la solita strada della trivialità fine a sé stessa: qui, a differenza di altri film,
non ha un Boldi a rovinargli le battute, il problema è proprio che
script e regia sono talmente privi di tempi comici che nemmeno
l'istintiva volgarità romanaccia può portare al sorriso.
La cosa
più triste però è vedere le condizioni terrificanti di Paolo Rossi,
davvero l'ombra assoluta di sé stesso e capace soltanto di biascicare le
parole per tutta la durata del film.
La parte del furto
non merita nemmeno un commento da quanto è poco degna di nota, mentre da
salvare assolutamente nel film è la colonna sonora con le canzoni
poppeggianti scritte ad hoc da Bruno Zampini che sono simpatiche e
orecchiabili.
Non bastano però ad alzare il voto del film.
Che non può che essere un: 1
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