Apprezzabile favoletta formativa, in cui
non c'è nulla di realmente originale, ma è ottimo il voler raccontare
una storia senza strafare. Il film è interessante dall'inizio alla fine e
funziona il gioco a due tra Carpenzano e Accorsi.
Chi si aspetta da un film come "Il campione" una storia dallo
sviluppo originale e imprevedibile può benissimo lasciar perdere in
partenza.
Chi invece si aspetta di vedere un film ben fatto,
piacevole e capace di creare interesse allo spettatore invece troverà
pane per i propri denti.
Ogni tanto fa piacere vedere un film
italiano più curato del solito, evitando certi pressappochismi
fastidiosi, pur dovendo incorrere in qualche luogo comune (il calciatore
con la vita sregolata, col padre a spolparlo e l'immancabile
macchinone, con il protagonista che in questo caso più che un Balotelli
appare essere un Cassano con però qualcuno che riesce a metterlo in riga
a livello intellettivo).
Il film allora funziona, proponendo
quella che tutto sommato è una favoletta formativa, evitando
esagerazioni e forzature gratuite: quando non si ha l'ispirazione per
proporre qualcosa di originale, allora è più serio evitare certi voli
pindarici, limitarsi a raccontare la storia senza andare a prendere in
giro lo spettatore. E in questo il film di Leonardo D'Agostini va
apprezzato, anche per aver usato lo sport e il calcio in particolare
come un mezzo per tratteggiare il carattere del protagonista, senza
scadere nel puro film sportivo (pur essendoci delle scene "di campo",
con anche le presenze canoniche d'obbligo di telecronisti e giornalisti
reali: in questo si appura un inevitabile retrogusto farlocco, con
Caressa che non evita di piazzare le solite trite e banali catchphrase e
il duo Trevisani-Adani che appare supponente e insopportabile come
nella realtà. Mentre risulta piuttosto improbabile che Tuttosport
dedichi l'intera prima pagina a un giocatore della Roma: o perlomeno che lo faccia
senza piazzare un "La Juve su Ferro"!).
Funziona bene il
gioco a due tra i protagonisti, con Andrea Carpenzano da apprezzare per
un'interpretazione che senza strafare riesce però a rendere non banale
la caratterizzazione del calciatore, risultando anche discretamente
credibile nei suoi atteggiamenti.
Per quanto riguarda Stefano
Accorsi, non lo si vede far altro che... l'Accorsi: il che non è un
male, visto che il film porta a confermare ulteriormente la bravura
dell'attore bolognese, divenuto con gli anni ormai una garanzia per
quanto riguarda un certo tipo di ruolo da portare sullo schermo.
Il
film evita accelerazioni e picchi particolari (anche se non manca
qualche scena godibile: molto divertente quella di Accorsi alla guida
della Lamborghini), mostrando anche qui una volontà di raccontare una
storia senza andare a strafare in maniera forzata, portando a un
centinaio di minuti in cui l'interesse resta costante. Può non essere un
capolavoro, ma probabilmente non mirava nemmeno a esserlo. Però è un
film decisamente interessante che si fa apprezzare, soprattutto pensando
alla media del grigio panorama cinematografico italiano.
Voto: 7+
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