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sabato 2 gennaio 2021

Il talento del Calabrone: Castellitto v Richelmy, un duello improbo

Se un grande Castellitto e una bella fotografia creano interesse, ci pensano una scrittura banale e approssimativa e un Richelmy ancora una volta insopportabile a rovinare tutto, per quello che resta un thriller d'atmosfera pesantemente incompiuto.


Film come "Il talento del Calabrone" sono sostanzialmente portati avanti da un solo attore, che innalza il livello e tiene alta l'attenzione dello spettatore sostanzialmente da solo, lasciando da un lato un senso finale di occasione persa e dall'altro una frustrazione per la pochezza d'insieme.
Non si può non iniziare allora da un Sergio Castellitto assolutamente eccellente, in un ruolo non certo facile visto che (da voce al telefono che terrorizza il programma radiofonico e la città) è costretto a una certa staticità d'azione. Quando tutti intorno strepitano e sembrano volersi far notare con un over-acting fastidiosissimo, Castellitto domina andando al contrario, con una recitazione misurata al massimo e proprio per questo straordinariamente intensa.
 
Dovrebbe essere abbastanza per un buon film, purtroppo attorno c'è poco di convincente in questo thriller che vorrebbe riprendere l'ambientazione del bellissimo "Io uccido" di Giorgio Faletti, senza avere però minimamente la profondità nella scrittura: anzi ogni dettaglio, dalle situazioni a come vengono trovati gli indizi passando per la descrizione dei personaggi, appare di una sterilità preoccupante, con tutto che appare appena abbozzato e mai approfondito. Come ho letto in altre recensioni, la sensazione chiara è di vedere un film approssimativo, un vorrei ma non posso che lascia parecchio perplessi.
Perché oltre Castellitto non si trova nulla da salvare, se non un'atmosfera intrigante in una Milano notturna fotografata in maniera insolita ma brillante, per un film che per questo riesce a interessare lo spettatore ma che per la pochezza della scrittura non convince: si resta appunto sul thriller d'atmosfera senza volere o potere andare oltre, restando una prova acerba.

A spiccare completamente in questo film è anche la pochezza recitativa, visibile in particolare in Lorenzo Richelmy, un totale oggetto misterioso che ci viene appioppato non si sa perché in diversi film: da DolceRoma in poi (in cui sembrava schizzato sempre allo stesso modo in ogni scena del film) mi lascia un pesante senso di inadeguatezza e fastidio, tanto che è sulla buona strada per diventare l'attore più detestato dal sottoscritto, pronto a togliere lo scettro a Riccardo Scamarcio. Richelmy rende odioso il suo dj con il solito senso di esagerazione che finisce per urtare continuamente lo spettatore. E davvero risulta imbarazzante la differenza di stile e di qualità attoriale tra costui e Castellitto.

In questo caso male male anche Anna Foglietta, non aiutata da una sceneggiatura che le ricalca un personaggio abbastanza ridicolo, che deve stare sul set sempre in abito da sera e che nonostante la carica elevata (è lei a comando delle operazioni per la polizia) non conosce cosa sia un VoIP, salvo poi tirare fuori così dal nulla intuizioni che girano le indagini: appunto, il senso di approssimazione che il film lascia allo spettatore per la sua scrittura davvero incoerente. Il personaggio della Foglietta più che agire va a reagire, subendo continuamente gli eventi della vicenda.

A creare un senso di frustrazione anche il finale, che prima ha dei monologhi fin troppo dilungati, in cui peraltro il pessimo Richelmy strascica le parole risultando persino poco comprensibile (tanto mica è il momento in cui si dovrebbe capire tutto del film! Levatemelo da davanti gli occhi per favore questo cane!), per poi avere una risoluzione troppo affrettata, incapace di avere un impatto minimo sul piano della tensione e dell'intensità.

Insomma, con una maggiore competenza attorno a Castellitto e a questo bell'impatto visivo si poteva e doveva creare qualcosa di molto più forte. Invece qua tutto sembra appena accennato, compresa la sterile critica sociale con il web che viene attirato dall'interesse e con la Radio che sembra interessata solo ad attirare il maggior numero di ascoltatori: e visto che parliamo di Radio 105, capace di "regalarci" feccia devastante come il terribile Zoo, non mi sorprenderei che in una situazione reale del genere quei simpaticoni si comportassero esattamente in questo modo.

Voto: 4-

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