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venerdì 24 aprile 2020

La scomparsa di Alice Creed: gioco a tre ad alta tensione

Buonissimo thriller degli equilibri instabili.


Tre attori (per l'intera durata del film non si vedrà altra anima viva, se non una mosca).
Un paio di stanze (per il 75% del film l'azione è racchiusa in un unico ambiente).
Tantissima tensione.
A volta con una buona scrittura basta davvero poco per intrattenere.

La scomparsa di Alice Creed è un thriller che sputa in faccia allo spettatore diversi lati spregevoli del lato umano, quello che gioca coi sentimenti, quello che segna in modo disgustoso la psiche, creando un'azione claustrofobica da incubo non tanto per la violenza visiva (tutto sommato contenuta), ma per la violenza delle azioni.
Il film è un gioco a tre particolare, con ogni lato del triangolo (rappresentato dai due sequestratori e dalla vittima, quest'ultima ovviamente punto debole del gioco) che viene eviscerato in maniera distinta e separata: cosa lega i rapinatori alla Alice Creed del titolo?

A parte la volontà di piazzare i classici colpi di scena da thriller, quello che convince di questo film è la severità con cui la vicenda è mostrata, come uno schiaffo in faccia allo spettatore, senza filtri né veli dettati dal buonsenso.
Per riuscire un film del genere deve esserci una sceneggiatura più che solida, ma anche tre attori credibili. E tutti e tre lo sono. Forse a spiccare un po' di più è Eddie Marsan, che poi avrebbe raggiunto la fama televisiva (o via streaming, a seconda delle Nazioni) nel ruolo di Terry Donovan nella serie Ray Donovan: devo dire che in questo film è anche più convincente rispetto a quel ruolo che lo renderà noto ai più. Notevole anche Gemma Arterton, che per forza di trama è costretta al ruolo più difficile, con impossibilità di muoversi e costretta a puntare tutto sull'espressività, che è notevole.

Il gioco funziona e il film vale assolutamente la visione.

Voto: 8

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