Dopo un inizio discretamente simpatico (per quanto si segua una strada piuttosto canonica e non certo originale), il film diventa eccessivamente serioso nella seconda parte, finendo per avere il fiato corto.
Dany Boon è uno degli esponenti di spicco della commedia francese più "commerciale" e leggera, per la sua mimica e qualità attoriale e (da regista-autore) per la capacità di saper giocare con intelligenza e garbo sui luoghi comuni, riuscendo a far ridere con essi. Un cinema senza troppe pretese e per certi versi diretto, ma decisamente lontano dal becero che troppo spesso le commedie commerciali toccano in Italia, e per questo degno di stima.
In questo "Raid Dingue" (che nella
distribuzione italiana deve diventare un banale e triste "Una poliziotta
fuori di testa", per la mania tutta nostrana di stravolgere in modo
patetico i titoli originali) però dimostra un difetto già visto in Supercondriaco
(il suo film da regista cronologicamente precedente a questo), difetto
che in questo caso risulta più penalizzante (visto che quel film sopra
citato comunque restava di buon livello): ovvero una frustrante
incapacità di rendere equilibrate la prima e la seconda metà del film,
quasi come se l'idea su cui si poggia il lavoro finisse per avere il
fiato corto e portasse a una seconda parte eccessivamente seriosa e non
all'altezza di quella iniziale.
La differenza sostanziale è che se
qui nella prima parte si sorride, in Supercondriaco si rideva tanto e
quindi il giudizio finale finiva per essere più "permissivo" a fronte di
questo grosso diretto.
Sì perché, pur non essendo da
buttare via, la prima parte di questo Raid scorre bene ma non esalta e
diverte come ci si potrebbe aspettare: le gag ci sono e finiscono per
apparire simpatiche, ma manca un impatto forte che possa portare a
divertirsi realmente. Oltretutto, si segue una linea piuttosto canonica
(addestramento della recluta, avanzamento di carriera nonostante qualche
disastro combinato dalla protagonista, e via dicendo) che sarebbe stata
accettabile qualora il proseguimento del film sarebbe stato
all'altezza.
Invece purtroppo qua si ha un cedimento piuttosto
vistoso, con il film che finisce per non avere quasi più cartucce a
livello umoristico e diventa troppo serioso, senza avere la dovuta
profondità: la seconda parte diventa un miscuglio sentimental-action che
proprio non convince e porta a un giudizio sotto la sufficienza.
Da
attore, Boon in questo caso appare anche parecchio spento, forse per
l'essersi ritagliato un ruolo sostanzialmente di secondo piano, visto
che la protagonista assoluta è la poliziotta del titolo (italiano),
peraltro interpretata in maniera anche decente da Alice Pol, che sembra
avere quell'aria sia simpatica che imbranata che serve per il ruolo. Non
è certo lei insomma il problema del film, anzi sembrava poter essere
lei il motore comico della pellicola, ma purtroppo la sceneggiatura
finisce per abbandonarla col passare dei minuti.
Simpatica la
partecipazione di Michel Blanc nel ruolo del padre della protagonista,
in grado di ritagliarsi un paio di scene discretamente gustose.
Ma in questo caso, la ciambella non riesce col buco e il film non soddisfa.
Voto: 4
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