Melissa McCarthy prova a contenersi più del solito e col marito Ben Falcone propongono un film decisamente meno grossolano del solito. Il problema è che ancora una volta non si ride mai.
Dopo averci propinato già insalvabili fetecchie come Tammy, The Boss e Life of the Party (nonché Superintelligence
che vedo recensito egualmente male ma che non inserisco nella categoria
per il semplice fatto di non averlo mai visto), la grande coppia Ben
Falcone-Melissa McCarthy dimostra di non volersi fermare e ci riprova
con questa parodia dei supereroi: il meccanismo non cambia, Falcone
dirige e scrive (in questo caso da solo) appositamente per la moglie,
con risultato ancora una volta pessimo. Ma evidentemente tra moglie e
marito non bisogna metter dito e non c'è da sorprendersi se questa
coppia continuerà a produrre altri film.
Una benché minima
differenza rispetto agli altri film esiste: la vicenda è meno
grossolana e la McCarthy tenta un umorismo un po' meno volgare del
solito. Il fatto è che ha un problema piuttosto debilitante per
un'attrice comica: non fa ridere. Ma proprio neanche per sbaglio.
Thunder Force ci dimostra solo che (come in tantissimi casi) non è la
volgarità in sé per sé il problema dei film comici americani di questi
anni, il problema è che non c'è più senso dell'umorismo, che hanno perso
del tutto il gusto della parodia e il senso del demenziale.
La
McCarthy quindi prova a contenersi più del solito (pur non limitando del
tutto certi accenni soliti), ma cambia poco nel giudizio e nell'impatto
che dà all'occhio, perché portare avanti un intero film sull'unica idea
delle due supereroi con insoliti lineamenti fisici non basta: vedere le
due protagoniste sgraziate nell'entrare o uscire dall'auto non può
bastare per far ridere. Manca tutto, mancano situazioni con appigli
comici, manca la battuta a sé stante: e ci si annoia.
Sbagliata
anche la scelta della spalla della McCarthy, perché Octavia Spencer è
assolutamente una ottima attrice, ma dimostra di non essere portata per
un film che vorrebbe essere divertente, finendo così per recitare col
pilota automatico ma soprattutto per risultare eccessivamente ingessata.
Non
va troppo meglio con gli antagonisti, soprattutto per "The King" Bobby
Cannavale, che finisce per portare sullo schermo un cattivo troppo
canonico e senza la necessaria ironia: l'unica gag che lo riguarda è
ripetuta allo sfinimento e riguarda la sua incavolatura quando lo
chiamano "King" tralasciando l'articolo "The", sai che ridere.
Un
po' meno disastroso (ma comunque non in grado di salvarsi in un quadro
generale così pessimo) è Jason Bateman, ma più per professionalità e
esperienza personale che per il ruolo assegnatogli.
Così
anche questo risulta essere un insalvabile McCarthy-Falcone movie:
rispetto agli altri risulta essere meno pesante e meno frustrante, ma
sempre troppo lontano dall'essere piacevole.
Anzi, di memorabile non c'è proprio nulla.
Resta
incredibile pensare che Melissa McCarthy sia stata di recente in
nomination per un Oscar: ma evidentemente nell'America di oggi chiunque
si trovi a recitare in uno di quei biopic che ormai per assenza di idee
producono in quantità industriale può finire tra le nomination per premi
di quel livello.
Voto: 1
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