Viaggiando a ritmi volutamente compassati, si riesce a toccare buoni livelli di intensità e il risultato risulta interessante. La buona prova dei quattro attori coinvolti porta a un film decisamente solido.
La quantità oggettivamente eccessiva di film "usa e getta" che sono stati prodotti nel tempo da Netflix ha reso tanti (tra cui me stesso) piuttosto prevenuti al momento di affrontare la visione di una pellicola realizata dalla piattaforma di streaming.
In casi come "Estraneo a
bordo" però bisogna capire cosa si pretende di vedere: ogni film
dev'essere per forza un capolavoro indimenticabile o si può anche
apprezzare un film più "normale"?
Le prime recensioni viste sui
siti americani, infatti, con puntualità svizzera sono finite a stroncare
questo film, che in realtà alla fin fine non è per niente male.
Probabilmente
per molti americani l'assenza di spettacolarità fine a sé stessa porta
un prodotto a risultare mediocre, invece proprio i toni sommessi sono il
punto di forza di questo film, che riesce a creare un bel livello di
tensione all'interno delle disavventure affrontare dai protagonisti,
senza usare nulla di particolarmente esagerato o eccessivo. I ritmi
procedono in maniera lenta ma con una bella costanza e lo spettatore si
immedesima bene nei panni dei personaggi, portando a un intrattenimento
assolutamente all'altezza della situazione.
La chiave del
film è proprio la presenza dell'estraneo del titolo italiano
(evidenziato in maniera più efficace dal titolo americano che è
"Stowaway", ovvero "passeggero clandestino", che fotografa ancora meglio
la situazione), con Shamier Anderson (che per certi versi anche
all'interno del cast ristretto di quattro attori è quello decisamente
meno noto) che suo malgrado si ritrova all'interno di una navicella
partita per una missione biennale su Marte, portando a una situazione di
assoluto pericolo per i tre membri dell'equipaggio previsti: la
navicella infatti era stata costruita per due persone e già era una
forzatura inserirvi all'interno un terzo componente, rendendo quindi
insufficiente la riserva di ossigeno presente, ancora più insufficiente
dopo alcuni imprevisti che colpiscono l'equipaggio. Allora che fare? La
soluzione più "immediata" sarebbe quella di lasciar morire l'intruso,
soluzione però non certo accolta in maniera semplice dall'equipaggio che
allora le tenterà tutte.
Il film gira bene, con una
sceneggiatura volendo abbastanza spoglia, che però soprattutto evita di
inserire elementi futili, lasciando lo spettatore immerso continuamente
nella storia. Il film per un buon 70% della sua durata si svolge
all'interno della navicella, ma non sono male a livello tecnico le scene
esterne più tipicamente da sci-fi, per un prodotto che tutto sommato si
può definire estremamente solido, anche per una prova parecchio
professionale del cast.
Se magari Toni Collette (solitamente
straordinaria) in questo caso si limita a recitare col pilota automatico
inserito, a spiccare piacevolmente è Anna Kendrick, che ancora una
volta mostra una bella capacità di rendere empatico il proprio
personaggio e che risulta credibile anche nelle scene all'esterno della
navicella. Molto buona anche la prova del redivivo Daniel Dae Kim, noto
ai più per aver dato il volto a Jin-Soo Kwon nella serie tv Lost.
Alla
fin fine, senza spiccare il film si fa vedere piacevolmente:
d'altronde, se in Italia a qualche scriteriato piaceva addirittura
l'idea incresciosa della SuperLega di calcio, perché a me non può
piacere questo "Stowaway"?
Voto: 7+
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