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sabato 3 agosto 2019

C'è tempo. Splendida Simona Molinari, ma il film è poca cosa

Simona Molinari è splendida e sorprende piacevolmente. Il film però è vittima di un impianto sbagliato, di dialoghi astrusi e di forzature continue, che rovinano le buone intenzioni. Regia di Walter Veltroni altalenante.




Per il suo esordio alla regia non documentaristica, Walter Veltroni opta per un'assoluta novità nel cinema italiano: un film on the road. E dire che in Italia non c'è il coast-to-coast americano, eppure quando non si sa che pesci pigliare in Italia si pensa a questo.
Non solo, a ben vedere il viaggio è un "risicato" Roma-Rimini (insomma, dai tempi di "Basilicata Coast To Coast" di Rocco Papaleo non si vedeva un viaggio così minimo a giustificare un film), quindi il fulcro sta nel trovare il modo per "deviare" le intenzioni dei personaggi. Idea riuscita?

Va dato merito a Veltroni di aver pensato a un film leggermente diverso da quanto si vede solitamente in questo genere nel cinema italiano, non c'è la solita "ricerca di sé stessi" (che du' palle) né il film diventa un pretesto per comicità di bassa lega. L'approccio è del tutto sognante e lo si capisce da subito, dal lavoro svolto dal protagonista (osservatore di arcobaleni), tanto che il film ha un sottofondo di fiabesco: cosa che può anche andare bene, per rifuggire dallo schifo di ogni giorno, ma che andrebbe fatto con un certo spessore che questo film non ha. Ci si impantana anzi in una serie di forzature, situazioni che avvengono senza un motivo realmente convincente (di colpo il ragazzino passa dall'antipatia alla simpatia per il protagonista, di colpo la cantante si avvicina al protagonista, tutto questo avviene senza una soluzione di continuità), sbalzi tra una scena all'altra senza collante.

La regia di Veltroni è assolutamente altalenante, passa da momenti anche ricercati (un paio di piano sequenza, buone inquadrature aeree) a momenti amatoriali, in particolare in alcuni stacchi che risultano troppo bruschi per lo stile voluto dal regista, quasi come se tra lui e il montatore non ci fosse una vera unità di intenti.
A mancare è anche una buona sceneggiatura, come detto alcune fasi sono troppo forzate e (per quanto irreali) funzionano molto meglio le parti da fiaba di quelle che vorrebbero essere divertenti: queste ultime proprio non centrano mai il bersaglio, l'ironia è proprio blanda, tanto che viene cercata (anche qui forzatamente) troppe volte il riferimento calcistico fine a sé stesso, arrivando a toccare il gol di Turone o la finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool, ancora adesso nel 2019.

Per questo tutta la prima fase è deboluccia, non è gestito bene il rapporto tra Fresi e il ragazzino, i dialoghi sono completamente astrusi, si parla un linguaggio per nulla naturale e il continuo citazionismo (in tutto il film appaiono televisori da ogni parte!) da solo non basta. Ci sono apparizioni anche imbarazzanti, vedi la giornalista Anna Billò che fa la giudice con la stessa enfasi con cui legge i risultati sportivi, o con Max Tortora che (suo malgrado) è protagonista della scena peggiore, una parte che vorrebbe essere divertente a suon di "ci volete purgare ancora" (ancora citazione calcistica) e chiusa con un tremendo rientro in auto con lo stesso Tortora e il collega (nome di battesimo Chinaglio, mamma mia) completamente futile e dalla comicità nulla.

A dare un tocco frizzante, a rendere migliore il film è l'arrivo (più o meno a metà film) di Simona Molinari, che è il vero motivo di curiosità che mi ha portato al cinema. Bravissima da cantante (ma Veltroni spreca malamente le parti musicali, facendole cantare "Tropicana" o "50 Special", tanto che per sentirla cantare al suo livello dobbiamo aspettare che... suoni il cellulare di Fresi, che la suoneria con la stupenda "La Felicità"), la napoletana è splendidamente sorprendente in quello che penso sia il suo esordio da attrice. Simona convince, appare naturale (forse facilitata dal ruolo da cantante) e molto di più: tralasciando il paragone di qualità musicale, m'è venuto facile pensare a un film di bassissima lega che cercò del sex appeal da una cantante come Anna Tatangelo, portandola un'interpretazione plastificata e un ruolo che (pure a colpi di bikini e lingerie) di sensuale non aveva semplicemente nulla. Invece la Molinari, molto meno pompata (in tutti i sensi) sfodera senza esagerare un sex appeal clamoroso, risulta davvero difficile idealmente non "innamorarsi" di lei e del suo personaggio. Bellissima e bravissima, anche capace di infondere una certa naturale simpatia al proprio personaggio, Simona Molinari è la sorpresa piacevole del film tanto da far sperare a un possibile "seguito" di questa esperienza: ovviamente non vorrei mai che smettesse di cantare, ma non sarebbe male se proseguisse anche una carriera da attrice, è davvero un bel volto e ha dimostrato di essere piuttosto portata alla recitazione.

Da questo momento il film diventa quasi unicamente fiabesco (a parte un'altra scena pseudo-comica con Giovanni Benincasa, duetto con momenti parecchio imbarazzanti) e pur con qualche evitabile dilungamento piace un po' di più, pur continuando ad avere dei dialoghi poco convincenti (e Fresi poco può con i "ma che davero" e con le altre accezioni romanesche per renderli più realistici).

Un altro grosso problema è che in film del genere l'idea degli autori sia quella di portare a una certa empatia tra lo spettatore e il ragazzino progatonista, empatia che però risulta difficile se non impossibile per la scelta decisamente toppata del piccolo attore: spiace, ma abbiamo di fronte uno dei più indisponenti ragazzini visti al cinema, tanto che non solo non si crea empatia, ma viene naturale una certa antipatia nei confronti di questo personaggio.

In definitiva, non si tratta nemmeno di un film brutto, non è un film che porta a irritarti, è semplicemente un film incapace di lasciare il segno, che si farà dimenticare molto facilmente nel giro di un mese. Aggiungo mezza stellina al mio voto per premiare quelle che erano comunque delle buone intenzioni, ma per convincere realmente bisognerebbe avere un livello più alto. Voto 4 (o due stelline) al film, voto 9 alla meravigliosa Simona Molinari.

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