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venerdì 2 agosto 2019

Matrimonio a Parigi. Solo vedendolo si può credere a quanto in basso siano arrivati.

Un elogio al facepalm.




Si va ben oltre i limiti dell'imbarazzo.
Rispetto ai film boldiani post (e pre) De Sica, qui perlomeno c'è un tentativo di accelerare i ritmi.
Il livello osceno delle (pseudo) gag però manda a rotoli tutto.

Boldi nemmeno da giovane riusciva a reggere parti da protagonista (le sue cose migliori le ha fatte da spalla). Adesso che dovrebbe chiaramente ritirarsi, le sue prove sono sempre più ridicole. E con sè trascina nel baratro anche Izzo, forse il meno colpevole di questo scempio perché alle prese con il ruolo meno incline all'improvvisazione all'interno del film.

Di ciò si tratta infatti, tutti improvvisano. E se al Ceccherini anni 2000/'10 dai briglia sciolta resta un delirio di volgarità senza sosta, con punti tremendi come il trapanamento o la Tour Eiffel.

Non va meglio con le donne. La Barbera non si può proprio reggere, devi avere un QI infimo per ridere col suo lessico storpiato.
E dispiace davvero vedere chi invece il suo lavoro lo sa fare molto bene coinvolta in questa tragedia, come la solitamente brava Paola Minaccioni (ahimè anche lei non ne azzecca una qui).

In tutto ciò il premio per antipatia va a Diana Del Bufalo: in un cast allo sbando, lei riesce a essere la più insopportabile di tutti.

Il film è un elogio al facepalm.

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