Dopo un inizio stentato, il film si accende
e riesce a trovare delle scene divertenti. Meglio Albanese della
Cortellesi, penalizzata da un fastidioso accento veneto.
Vista la cronica assenza di idee, il cinema italiano continua ad affidarsi alla proposizione di remake spesso improbabili.
Ogni tanto (proprio ogni tanto) capita un remake che ha senso di esistere.
Non sembrava nulla di ciò in realtà questo "Mamma o Papà?" che ha un inizio lento e che stenta a decollare. Quando però la situazione del divorzio entra nel vivo e i due protagonisti si contendono il... "non-affidamento" dei figli, ecco che il film accelera e riesce a imbroccare una serie di scene abbastanza divertenti, in particolare quella in cui il padre porta i figli in sala parto per mostrar loro quella che è la vita del medico, gag piuttosto delirante.
Tra i due protagonisti vince ai punti Antonio Albanese, che al solito è molto professionale e riesce a eccellere nel suo mix tra il misurato e il surreale. Per quanto riguarda Paola Cortellesi, bisognerebbe capire perché gli autori le impongano un improbabile (e a tratti fastidioso) accento veneto, completo sintomo di un cinema italiano che proprio non riesce a uscire da una certa provincialità (ma d'altronde abbiamo anche vari personaggi di serie tv americane a cui viene affibbiato nel doppiaggio un assurdo accento napoletano...). E' questa la zavorra per la pur brava attrice, che tuttavia riesce a non affondare nonostante una penalità simile.
Puro contorno i figli e i personaggi secondari, con il bravo Claudio Gioè che si ritrova a un ruolo senza anima: e dispiace perché questo signore è molto bravo e meriterebbe ruoli ben più ampi.
Finale un po' forzatello ma per fortuna relativamente breve, per un film che tutto sommato ha parecchi difetti ma che riesce a farli dimenticare in parte con la forza dei propri pregi.
Ogni tanto (proprio ogni tanto) capita un remake che ha senso di esistere.
Non sembrava nulla di ciò in realtà questo "Mamma o Papà?" che ha un inizio lento e che stenta a decollare. Quando però la situazione del divorzio entra nel vivo e i due protagonisti si contendono il... "non-affidamento" dei figli, ecco che il film accelera e riesce a imbroccare una serie di scene abbastanza divertenti, in particolare quella in cui il padre porta i figli in sala parto per mostrar loro quella che è la vita del medico, gag piuttosto delirante.
Tra i due protagonisti vince ai punti Antonio Albanese, che al solito è molto professionale e riesce a eccellere nel suo mix tra il misurato e il surreale. Per quanto riguarda Paola Cortellesi, bisognerebbe capire perché gli autori le impongano un improbabile (e a tratti fastidioso) accento veneto, completo sintomo di un cinema italiano che proprio non riesce a uscire da una certa provincialità (ma d'altronde abbiamo anche vari personaggi di serie tv americane a cui viene affibbiato nel doppiaggio un assurdo accento napoletano...). E' questa la zavorra per la pur brava attrice, che tuttavia riesce a non affondare nonostante una penalità simile.
Puro contorno i figli e i personaggi secondari, con il bravo Claudio Gioè che si ritrova a un ruolo senza anima: e dispiace perché questo signore è molto bravo e meriterebbe ruoli ben più ampi.
Finale un po' forzatello ma per fortuna relativamente breve, per un film che tutto sommato ha parecchi difetti ma che riesce a farli dimenticare in parte con la forza dei propri pregi.
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