Il Cinepanettone di Netflix è la solita
commedia di corna (presunte) ed equivoci. Non si scade nel pecoreccio,
ma il pretesto di "satira" non va oltre ai livelli del Bagaglino. Regia
meno sciatta del solito, ma quasi totale assenza di battute. Non
disastroso, ma nemmeno divertente.
"Il Cinepanettone approda su Netflix": per la serie "e chi gliel'ha chiesto".
Sostanzialmente l'idea è un po' disperata, con il ritorno in coppia di Boldi e De Sica che presumibilmente (come perfetta fotografia di una Nazione nerissima) farà l'ennesimo boom di incassi, l'ala vanziniana per non uscirne completamente bruciata (vista l'assenza di "prime stelle") si butta sul sicuro e finisce sullo streaming.
Guardando il trailer sull'app di Netflix un paio di settimane fa mi sono fatto subito l'idea di "mega-porcata". In realtà dico subito che in fin dei conti non è così.
Si viaggia sulla solita commedia di equivoci e di corna (presunte), tra camere d'albergo, gente nascosta negli armadi, finestre e tutto il classico ambaradan. Il film è tutto lì e si viaggia su questo dall'inizio (sostanzialmente dall'ingresso in albergo dopo una decina di minuti) alla fine.
La scelta del "5 Stelle" nel titolo è come previsto pretestuosa, giusto per fingere una presenza di "satira" che ovviamente non esiste. Ripeto, è pura storia di corna. Le battutine politiche sono sì sparse qua e là, ma incidono come incideva ai tempi la "satira" (tra virgolette, ovvio) del Bagaglino: nulla. Serve giusto per infilare nomi di attualità in un quadro piuttosto vetusto.
Dando [sul sito di FilmTv] una stella piena voglio salvare qualcosina (poco) del film. Non dò mezza stella per un paio di motivi:
- le recenti produzioni vanzianiane erano state di una fiacchezza imbarazzante, mentre qui (anche se a tratti si tocca il caotico) almeno la regia (di Marco Risi) mantiene un discreto ritmo e si riesce ad arrivare alla fine del film con meno "ansia" di altre volte.
- non si tocca uno stile pecoreccio di certi cinepanettoni (ricordo alcuni incentrati solo su battute squallide sul sesso o sulla "pupù"). Unica eccezione un paio di riferimenti sulla "bandiera".
Peraltro proprio la parentesi sulla "bandiera" con la "guest star" Rocco Siffredi probabilmente è l'unica riuscita dell'intero film: per quanto si tratti di una battuta non particolarmente originale, quella scena un sorriso lo strappa.
Il problema è proprio questo: nell'insieme di corpi, amanti, mariti e mogli, c'è caos e poco altro e non si ride. Si nota una totale assenza di brillantezza nella sceneggiatura. Insomma, togliendo i riferimenti attuali (Dagospia, Le Iene, ecc) questo film potrebbe essere benissimo "La dottoressa preferisce i marinai" con Alvaro Vitali e Gianni Ciardo. Né più né meno. Il caos e la poca brillantezza è identico (manca giusto uno scorreggione).
Altro minus è l'assenza di un protagonista di livello. Con tutti i suoi difetti (il sottoscritto non è certo un suo fan), l'istrionismo di Christian De Sica avrebbe reso un minimo più salvabile il film. Qui si finisce a rendere come protagonista Massimo Ghini, vero orfano della reunion tra De Sica e Boldi: si arrovella e si arrabatta ma poco incide. Ghini si impegna, ma si conferma attore più da commedia standard che da battuta brillante, non ha in sé quell'improvvisazione che serve per far sorridere in una pellicola senza sbocchi brillanti (per dire, quella che aveva Lino Banfi, capace di inventarsi qualche scemenza anche in film ben più miseri).
Tutto sommato il migliore del gruppo è Ricky Memphis, che si comporta più che discretamente e si conferma un buon attore: probabilmente in scritture più felici, lui sarebbe in grado di fare una certa figura. Ha l'espressività e la parlata giuste.
Velo pietoso per Martina Stella, che serve solo per il corpo e sembra un pesce fuor d'acqua, mentre Biagio Izzo per fortuna ha solo una parte secondaria (e anche in questa riesce a rendersi come sempre molto antipatico).
In definitiva, un po' meglio del solito cinema vanziniano, ma la solita commediola all'italiana. Per fortuna almeno ci evita la solita morale spiccia e si resta sulla pochade.
Sostanzialmente l'idea è un po' disperata, con il ritorno in coppia di Boldi e De Sica che presumibilmente (come perfetta fotografia di una Nazione nerissima) farà l'ennesimo boom di incassi, l'ala vanziniana per non uscirne completamente bruciata (vista l'assenza di "prime stelle") si butta sul sicuro e finisce sullo streaming.
Guardando il trailer sull'app di Netflix un paio di settimane fa mi sono fatto subito l'idea di "mega-porcata". In realtà dico subito che in fin dei conti non è così.
Si viaggia sulla solita commedia di equivoci e di corna (presunte), tra camere d'albergo, gente nascosta negli armadi, finestre e tutto il classico ambaradan. Il film è tutto lì e si viaggia su questo dall'inizio (sostanzialmente dall'ingresso in albergo dopo una decina di minuti) alla fine.
La scelta del "5 Stelle" nel titolo è come previsto pretestuosa, giusto per fingere una presenza di "satira" che ovviamente non esiste. Ripeto, è pura storia di corna. Le battutine politiche sono sì sparse qua e là, ma incidono come incideva ai tempi la "satira" (tra virgolette, ovvio) del Bagaglino: nulla. Serve giusto per infilare nomi di attualità in un quadro piuttosto vetusto.
Dando [sul sito di FilmTv] una stella piena voglio salvare qualcosina (poco) del film. Non dò mezza stella per un paio di motivi:
- le recenti produzioni vanzianiane erano state di una fiacchezza imbarazzante, mentre qui (anche se a tratti si tocca il caotico) almeno la regia (di Marco Risi) mantiene un discreto ritmo e si riesce ad arrivare alla fine del film con meno "ansia" di altre volte.
- non si tocca uno stile pecoreccio di certi cinepanettoni (ricordo alcuni incentrati solo su battute squallide sul sesso o sulla "pupù"). Unica eccezione un paio di riferimenti sulla "bandiera".
Peraltro proprio la parentesi sulla "bandiera" con la "guest star" Rocco Siffredi probabilmente è l'unica riuscita dell'intero film: per quanto si tratti di una battuta non particolarmente originale, quella scena un sorriso lo strappa.
Il problema è proprio questo: nell'insieme di corpi, amanti, mariti e mogli, c'è caos e poco altro e non si ride. Si nota una totale assenza di brillantezza nella sceneggiatura. Insomma, togliendo i riferimenti attuali (Dagospia, Le Iene, ecc) questo film potrebbe essere benissimo "La dottoressa preferisce i marinai" con Alvaro Vitali e Gianni Ciardo. Né più né meno. Il caos e la poca brillantezza è identico (manca giusto uno scorreggione).
Altro minus è l'assenza di un protagonista di livello. Con tutti i suoi difetti (il sottoscritto non è certo un suo fan), l'istrionismo di Christian De Sica avrebbe reso un minimo più salvabile il film. Qui si finisce a rendere come protagonista Massimo Ghini, vero orfano della reunion tra De Sica e Boldi: si arrovella e si arrabatta ma poco incide. Ghini si impegna, ma si conferma attore più da commedia standard che da battuta brillante, non ha in sé quell'improvvisazione che serve per far sorridere in una pellicola senza sbocchi brillanti (per dire, quella che aveva Lino Banfi, capace di inventarsi qualche scemenza anche in film ben più miseri).
Tutto sommato il migliore del gruppo è Ricky Memphis, che si comporta più che discretamente e si conferma un buon attore: probabilmente in scritture più felici, lui sarebbe in grado di fare una certa figura. Ha l'espressività e la parlata giuste.
Velo pietoso per Martina Stella, che serve solo per il corpo e sembra un pesce fuor d'acqua, mentre Biagio Izzo per fortuna ha solo una parte secondaria (e anche in questa riesce a rendersi come sempre molto antipatico).
In definitiva, un po' meglio del solito cinema vanziniano, ma la solita commediola all'italiana. Per fortuna almeno ci evita la solita morale spiccia e si resta sulla pochade.
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