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sabato 3 agosto 2019

The Following. L'eccesso di azione annacqua le potenzialità della serie

L'interazione tra i due protagonisti è straordinaria, ma gli sceneggiatori la annacquano con una ricerca della spettacolarizzazione che alla lunga stufa e rovina in parte la serie.




Serie da alti e bassi. Alla lunga il numero eccessivo di scene d'azione o di appostamento risulta pesante, caotico e confusionario. L'ultima stagione in tal senso ha un cedimento pesante. Si ha davvero l'impressione di cercare un eccesso di spettacolarizzazione che alla lunga stanca.

Meglio le prime due stagioni soprattutto grazie ai due protagonisti e alla loro interazione, decisamente intrigante per lunghi tratti.

Il personaggio Ryan Hardy è molto da cliche, ma è ben reso da un convinto e convincente Kevin Bacon ed è funzionale ai fini della riuscita della serie.

A rendere The Following interessante però è il ruolo del super-cattivo Joe Carroll, la sua psicologia, la sua filosofia e il suo essere subdolo. Ed è straordinaria la prova di James Purefoy, con il suo ghigno e la sua cattiveria.

Fosse stata molto più concentrata sulla psicologia tra i due protagonisti e meno su doppi-tripli giochi e scene d'azione non poi così originali, questa serie sarebbe risultata migliore.

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